Oltre al peso della doppia presenza fisica delle donne che si allungano come Elastigirl degli Incredibili tra casa e lavoro, esiste il fenomeno del cosiddetto carico mentale. Quel flusso ininterrotto di pensieri e scadenze che lega moltissime donne alle faccende domestiche, anche fuori casa.
Ricordo perfettamente quando, durante la quotidiana rassegna stampa, sono incappata sul fumetto di Emma, “Fallait demander”, pubblicato in Italia come “Bastava chiedere”. All’epoca lavoravo per una rivista francese e i disegni in questione erano stati semplicemente postati sulla pagina Facebook dell’autrice. Una volta viste le prime due pagine sono andata fino in fondo, accumulando un notevole ritardo sulla tabella di marcia. Non riuscivo a non leggere: quello che raccontava era troppo vero, era una bomba. Ho immediatamente inviato il link a tutte le mie colleghe, non solo a quelle della redazione, ma anche a quelle del marketing e della contabilità, perché sentivo che riguardava tutte noi.
Come molte di voi già sapranno, questo fumetto parla del carico mentale, identificato per la prima volta dalla sociologa francese Monique Haicault come
il fatto di dover pensare simultaneamente a cose appartenenti a due mondi separati fisicamente.
Qualche esempio? Quando durante la riunione di lavoro ripassi a memoria le date di scadenza di ogni singolo alimento nel frigo per mettere insieme una cena nutriente e gustosa per la tua famiglia, senza sprecare nulla. Quando usi le pause per rispondere ai messaggi sul gruppo WhatsApp delle mamme della 3B. Quando davanti al tuo computer ti appunti mentalmente le idee regalo per il tal nipotino che compie gli anni tra poco (o per Natale). Quando rientrando per ultima a casa (e magari anche con la spesa) ti accorgi che nessuno ha pensato di stendere la lavatrice che ha finito da tre ore. Quando raccogli i calzini e i vari panni sporchi disseminati a terra come le briciole di Pollicino, che solo tu sembri poter vedere.
Risultato: anche sul lavoro spesso le donne in coppia con un uomo, specie se con figli, hanno la mente occupata, non riescono mai ad isolare completamente le due sfere e quindi dedicano meno energie a ciò che stanno facendo (e sono eternamente stanche). Poter lavorare pensando solo ed esclusivamente al lavoro è un privilegio maschile.
Le donne infatti, come raccontato in un precedente articolo, sono quasi sempre le responsabili del “management” domestico. Confrontandomi con le mie colleghe, pur ritenendo di vivere tutte con compagni molto sensibili all’uguaglianza anche a casa, ci siamo rese conto che alla fine toccava sempre a noi pensare a tutto. Per esempio? Lui propone sì di preparare la cena, ma che cosa cucinare lo dobbiamo dire (e quindi pensare) noi. Passa lui a fare la spesa, basta che gli diamo la lista. Può anche far partire la lavatrice, basta chiederglielo (evidentemente il cesto dei panni sporchi che straborda non è un messaggio sufficientemente chiaro).
Basta chiedere e lui prontamente ci aiuterà. Il concetto di fondo è proprio questo: noi siamo le responsabili e incaricate di tutto, lui ci dà una mano. Per restare in tema con il periodo: lui è il piccolo aiutante, noi Babbo Natale. Intendiamoci: le intenzioni sono ottime, c’è un reale desiderio di sollevarci da una parte del lavoro. Spesso poi siamo noi per prime a credere di doverci occupare di tutto o a pensare di essere le uniche in grado di passare l’aspirapolvere come si deve o caricare nel modo corretto la lavastoviglie (anche se lui magari è un ingegnere spaziale). Ancora peggio: se prende l’iniziativa di fare qualcosa ci strofiniamo gli occhi come se fossimo di fronte ad un orso su un monociclo.
Il fatto è che lui non ci sta aiutando affatto: se abitiamo nella stessa casa, assicurarsi che sia un luogo pulito e sicuro o che i nostri figli abbiano tutto ciò di cui necessitano è sua responsabilità quanto nostra.
Idee?
Le cose si cambiano poco a poco e con il tempo. Forse, però, possiamo inventare soluzioni creative. A me piace questa, trovata su internet:
Un modo semplice per dire le cose da fare, senza perdere la calma.
Un buon proposito per il 2021? Smettere di dire “mio marito/il mio compagno mi aiuta”. E come dice la blogger e giornalista Titiou Lecoq:
Lasciar ammuffire i panni sporchi, è anche questo un atto politico.
E voi? Quali sono i vostri buoni propositi? E le vostre soluzioni?
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